CLOUDS

Il passato non è passato e con l’età rende maturi i ricordi: riaffiorano sempre più chiari e colorati, si impressionano sul mio intonaco in un elaborato caleidoscopio di colori, striature, campiture, increspature e incisioni dettate da un gesto semplice e spontaneo, mai calcolato.
L’armonia di questo caos dà vita a una poesia che mio padre mi insegnò a leggere sulle antiche mura consumate dalla pioggia e dal sole, fino a trasformare l’intonaco, che in silenzio custodisce la magia di antiche epifanie, quasi come frammenti di affreschi pompeiani.
La lirica di queste nuove opere non assurge mai a ossessioni o tormenti, ma testimonia con accurata evidenza che non ho mai abbandonato il fanciullo che è in me. Quel fanciullo che non tradisce mai la sua natura e i suoi sogni, quelli che si scrivono sulle nuvole. È gioia vissuta che si rinnova in speranze per questo mondo così malato.
L’essenzialità del segno inciso è il filo di collegamento con le mie opere figurative, steli esili e sottili che sostengono il peso di un fiore sproporzionato, proprio come il corpo di una donna che sostiene il peso di tanta bellezza, poesia e intelletto.

Giuseppe Toscano, Terracina 2018

CRISALIDI

Dopo un primo periodo di ricerca sull’interiorità dell’essere, nell’ultimo quindicennio ho focalizzato la mia ricerca artistica su tematiche sociali, rivolgendo lo sguardo verso la figura femminile. 

Nelle opere in affresco fissate a encausto e strappo, le sperimentazioni si sposano in equilibrio con la disarmante bellezza dei volti delle donne ritratte a pieno viso, colte di scorcio o di profilo. Donne-bambine private della libertà di scegliere il proprio destino, donne abusate, vendute o ancora donne languide vittime del loro fascino e della propria sensualità, presenze eteree e impalpabili. Figure evanescenti come ombre in bianco e nero stagliate su uno sfondo solcato spesso da squarci verticali che lacerano il fondo cromato, graffi incisi in cui si legge il tormento, il dolore, l’attesa e la sottile speranza per un futuro migliore.

Portavoce di un tema oggi più che mai attuale, pur se antico e refrattario al mutamento, racconto pagine silenziose e drammatiche di un universo sospeso in cui troppo spesso non si trova via di fuga.

Queste opere raccontano l’universo femminile abusato e violentato nella dignità, ridicolizzato dalla pubblicità e dai canoni estetici che i media e la società dell’apparenza e del consumismo impongono.

Giuseppe Toscano, Terracina 2014

Non capita spesso di vedere così poche opere ed avere di getto così tanto e di intenso da dire.

Forse il lungo itinerario percorso come artista mi predispone più a quel che posso “sentire” o “auscultare” da un dipinto o da una scultura più che da quello che mi suscita il semplice vedere.

È un fatto che in una delle ultime mostre del Macro mi sono imbattuto, per così dire visto che non lo conoscevo, in Giuseppe Toscano pittore, scultore e soprattutto artista di Terracina, e ho potuto disquisire con lui davanti a due suoi lavori.

Una tecnica ineffabile con passaggi di colore che vanno dalla stoccata al graffiato, dal tocco al vellutato. Una sorta di moschettiere moderno che si distingue per estro, scenografia, mordente e ricorda che l’Arte è intuizione, folgorazione e rivelazione d’un sottile stato d’animo.

Un afflato artistico immediato si è impadronito del nostro interloquire frammisto di assensi e consensi, di pareri e di esperienze analoghe, anche se, ahimè, allontanate da circa trent’anni di distanza anagrafica ma che, comunque, fotografa lo spirito libero che “vola” volentieri contromano.

Si parlava da cinque minuti e guardando la sua prima tela, un intrigante volto di donna che sprizza femminilità come non accade più di vedere, m’invadeva un sentimento che non so ben definire ma che nell’attimo stesso in cui beava il mio sguardo, mi rimandava, con un balzo indietro di sei lustri, ad un recupero di senso di “sfida”; di quel modus un po’ arrogante che mi pervadeva quando, a mia volta, mi accingevo ad un tema del quale, spavaldo, accettavo la difficoltà.

Mi venivano in mente, con cinematografica apparizione e conseguente dissolvenza, i sottolineati insegnamenti del compianto accademico Professor Di Cicco che obbligavano a non dimenticare mai che l’arte deve trattenere presenza e al contempo speranza di universalità.

Rivedevo come per incanto, in pochi tratti dipinti su due lavori, la capacità e la facilità di bucare i perimetri del latente egoismo odierno, per tuffarsi senza paura in un agone senza vincitori, perché l’arte non può sbriciolarsi in primati e classifiche, ma allinearsi con rigore e gagliardia sotto il segno del confronto. Sempre.

Gli elementi compositivi di un pittore avvezzo al pensiero, di Leonardo il detto Primis in arte est pensiero, sanno dire, a chi sa leggerli, i tratti magnetici di come l’arte vaporizza in essi e, come una nuvola e una visione, raggiunge con la sua nebulosa spray e va a toccare, la coscienza di chi osserva, la nostra coscienza.

Possono, anzi, hanno la forza di ricordarci che l’arte, grazie alla sua sintesi evolutiva, deve esprimere una promessa di bellezza e di estetica che sposa idealmente quell’etica che fa recuperare una progettualità del tutto tesa allo sviluppo di un futuro migliore.

Non servono sempre, nelle performance del bravo artista, metafore, metonimie figurative o colorismi esasperati per esprimere e declinare un pathos condito di gentilezza, addolcito d’amor proprio e amalgamato dalla gran fierezza nell’esporsi agli agguati della ricerca.

Una ricerca appassionata che permette a Giuseppe Toscano, forte dei suoi vigorosi contrasti monocromatici, di fare a meno di additivi edulcoranti e conservanti, di fregarsene dell’eventuale turbativa critica e dare sfogo ad un istinto etico-estetico, magari estremo, ma che traduce, ed è questo il suo ossimoro, il suo dipinto, del tutto riconoscibile, in una incontaminata lirica e in una delicata serenità.

Gastone Ranieri Indoni, Direttore editoriale e Critico d’arte, Roma 2014

RI-CONTAMINAZIONE

…un pomeriggio di novembre di un anno fa. Fuori la pioggia intristisce un cuore già colpito duramente, lo scenario non vizia il mio sguardo, un tempo goloso di immagini e colori. Lungo i bordi dell’anima e sulle mura della vita si fermano e si spengono i sogni e i desideri. La tristezza non lascia scampo alle parole spezzate nell’aria come cavi elettrici che vibrano sull’asfalto bagnato, fuori, sotto la pioggia, visioni di manifesti sporchi e scoloriti destinati a sbiadirsi, a perdersi con il tempo, come i buoni ricordi. Visione ipnotica di una nuova poesia non più replicabile, ma recuperata, fissata e resa tangibile nel tempo. Una nuova RI-CONTAMINAZIONE in cui si muovono i miei pensieri, i miei personaggi, le verità latenti, gli amori falliti, gli obiettivi mai raggiunti e i nuovi sogni. È un viaggio al termine del presente, un presente che nasce e muore nello stesso istante.

Il rumore del traffico e la pubblicità di cose futili ne sono la colonna sonora.

RI-CONTAMINAZIONE profuma di petrolio, catrame e smog. Ha un sapore acre ma è ricco di pezzi di poesia metropolitana sparsi come fiori qua e là, frammenti che vogliono essere colti…


Giuseppe Toscano, Terracina 2012

PETROLEUM SAPIENTUM

Nel lungo percorso artistico di Giuseppe Toscano, l’elemento che rimane costante è il fuoco, anche se il rapporto con esso è cambiato. Il fuoco, inizialmente, era lo strumento per trasformare la materia, oggi è lo strumento che produce la materia.

Il fuoco produce materia liquida che non ha confini e può fondersi e confondersi, può contaminarsi e ri-contaminarsi, in un continuum creativo inarrestabile, che non conosce inizio e non conosce fine.

Fuoco che abita le viscere della Terra, Grande Madre, nelle quali Giuseppe Toscano è disceso, per entrare in contatto con l’incandescente magma primordiale ed essere nutrito del suo contenuto. Solo se si possiede, infatti, il coraggio di calarsi nelle profondità del mondo interno, cercando la metamorfosi, si può modificare la prospettiva della percezione del mondo esterno per osservarlo, deprivato delle sovrastrutture che ne celano l’autenticità, e conoscerlo oltre il velo dell’apparenza.

La sensazione stimolata dallo sguardo sull’opera di Giuseppe Toscano, è quella di esserne rapiti e risucchiati, rimanendo contaminati e ri-contaminati dai prodotti del mondo ctonio in esse contenute, che si palesano attraverso il Petrolio, il Catrame, la Pece, sedimenti preziosi come l’oro e neri come il colore dell’universo.

Le opere di Gius.to, che sembrano sgorgare come Olio di Pietra dalla Roccia Madre, conducono dall’immaginario archetipico dell’arte all’archetipo dell’arte, attraversando la vita. La vita vissuta, immaginata, sognata, trasfigurata e finalmente accolta, nella sua dimensione profonda e complessa, da un artista qual è Giuseppe Toscano.

Dott.ssa Sira Sebastianelli, Psicologa e Psicoterapeuta, Roma 2012